Mentre in tutta Italia non si contano più le marce per la pace, l’Esercito Italiano riparte alla “conquista” di Gangi. La commemorazione delle otto giovanissime vittime dei bombardamenti del 1943, i cui nomi adesso figurano su una minuscola lapide appena fuori l’ingresso del paese, diventa l’occasione per allestire tendoni informativi delle forze armate.
Gangi, 28 Ottobre 2023.
La guerra è il teatro in cui, secondo una certa visione delle cose, ogni soldato, qualunque sia la bandiera sotto cui combatte, è un eroe che si immola in nome della difesa del sacro suolo della patria, oppure in nome del dovere puro e semplice, un dovere al quale si deve obbedire senza frapporre dubbi o ripensamenti.
É facile concludere che a partire da questa visione eroica della guerra qualunque conflitto può essere, comunque e in ogni caso, giustificato. Tutti i massacri di civili inermi, tutte le città bombardate sotto le cui macerie agonizzano donne e bambini, tutte le sordide violenze di cui è fatta la guerra vengono nascoste all’ombra dalla figura metallica e vuota dell’eroe del dovere.
È l’idea della guerra che ancora oggi propaganda l’esercito, naturalmente.
L’esercito, che stamattina a Gangi ha occupato con i propri tendoni espositivi e informativi, con tanto di soldati in tenuta mimetica, l’antico ingresso del borgo. I bersaglieri, che andavano a passo svelto strombazzando marce militari su e giù per il corso; i generali, che camminavano con gravità marziale dietro la fanfara con tappeti di decorazioni esposti sul petto; mezzi militari parcheggiati ovunque, sono contrasti fin troppo evidenti con il momento storico che stiamo vivendo; in cui si fa sempre più reale la possibilità di un conflitto di vaste proporzioni; in cui le immagini delle vittime civili delle guerre si sono ormai fissate nella mente di tutti.
Il motivo di un dispiegamento così consistente delle forze armate, paradossalmente, è stata proprio la commemorazione di otto vittime civili del 1943, l’anno dello sbarco in Sicilia. Otto giovani ragazzi, che hanno avuto la sfortuna di imbattersi in ordigni inesplosi caduti nelle campagne durante le incursioni aeree degli alleati. Una piccola targa, modesta, umile. E tanto imbarazzo, per quello che non può essere spacciato né per eroismo né per amor di patria, ma che è invece il tremendo risultato di qualunque guerra: la morte degli innocenti.
Dalle parole pronunciate nella sala del consiglio comunale dal generale Maurizio Scardino, ben conosciuto a Gangi perché è stato tra i firmatari dell’accordo per la costruzione dell’hub addestrativo di Sperlinga, abbiamo appreso che l’esercito proseguirà con un’operazione di diffusione della conoscenza storica nelle scuole del paese. Il motivo, ovviamente, è per far sì che la storia, la tragica storia della guerra, non si ripeta. Evidentemente, per realizzare l’obiettivo della fine di qualsiasi conflitto i professori civili non bastano: ci vogliono dei generali, dei generali con la passione della storia, ovvero specializzati nella ricerca dei nomi dei tanti soldati dispersi in guerra, perché ogni soldato, sotto qualunque bandiera o per qualunque ideale sia morto, anche il più criminale ed efferato, è sempre un eroe da celebrare!
I ragazzi e la loro formazione stanno particolarmente a cuore all’esercito, a quanto sembra. Così come gli stanno particolarmente a cuore il paese di Gangi e le sue vittime civili del 1943. Infatti è stata annunciata la stampa di un calendario dedicato proprio ai nomi commemorati stamattina. Naturalmente, anche la presentazione di questo calendario avverrà con tanto di presenza dell’esercito.
Che dire? Dal sorriso trionfante dell’ex generale Piraino, l’esperto in storia che si occuperà degli incontri con i ragazzi del liceo, quella di oggi rappresenta una “vittoria”: la prima tappa di una strategia di conquista del consenso che si annuncia piuttosto lunga e serrata.
Tuttavia, in un momento in cui tutta l’Europa è attraversata da manifestazioni per la pace, quello che si è visto a Gangi stamattina è stato veramente triste. Soprattutto è stato lacerante avvertire l’ipocrisia di chi commemora le vittime civili della guerra, propagandando al tempo stesso l’esercito e la guerra. Eroi del dovere, difensori del sacro suolo della patria furono anche i soldati che nel 1943 lanciarono le bombe sulla popolazione siciliana inerme; lo furono anche i piloti che hanno sganciato le bombe inesplose sulle quali sono saltati in aria quei ragazzini di Gangi che oggi una minuscola targa commemora.
Stefano Vespo